Sembra un miracolo, ma è un miracolo tutto umano, quello raccontato in Rione Sanità. La certezza dei sogni, il documentario di Massimo Ferrari, visto al Torino Film Festival Fuori Concorso. Contrappuntato dalle pagine di Ermanno Rea (Nostalgia, l’ultimo suo libro scritto proprio durante un soggiorno nel quartiere) lette dai bambini, il film racconta la rinascita economica e culturale, ma soprattutto spirituale, di un quartiere tristemente legato alla cronaca nera, da sempre controllato dalla camorra e dove sparatorie e uccisioni sono purtroppo quasi la norma. Ispiratore di questo cambiamento è un prete, padre Antonio Loffredo, figlio di imprenditori, che ha scelto di dedicarsi all’attività di parroco della gente e di aprire le porte della chiesa di Santa Maria della Sanità che è divenuta spazio funzionale alle esigenze delle persone.
Laboratori teatrali, un’orchestra sinfonica, arti figurative, una squadra di calcio e persino la riapertura delle catacombe di San Gennaro con le visite guidate affidate ai giovani del quartiere che guidano turisti (l’anno scorso sono stati 160mila i visitatori del quartiere) e napoletani, riaperte con cautela subito dopo il primo lockdown, sono tra le attività che ridanno dignità e creano comunità fra i giovani.
Un cambiamento voluto in primo luogo dalla popolazione e dalle madri, specie dopo la morte di Genny Cesarano, il diciassettenne ammazzato per sbaglio nel corso di una resa dei conti in piazza Santa Maria della Sanità la notte del 6 settembre 2015. Dopo quel tragico evento, l’associazione Libera ha infatti lavorato sempre di più nella lotta alla criminalità organizzata attraverso azioni e progetti di realtà sociali molto attive e presenti sul territorio. A questo si aggiungano il progetto P.I.T.E.R. (Percorsi di Inclusione Territoriale ed Empowerment nel Rione Sanità) e l’associazione ‘Un popolo in cammino per Genny vive’, fondata dopo la morte del figlio Genny, dal padre Antonio Cesarano.
“Raccontare uno dei quartieri più difficili e più belli di Napoli – sottolinea il regista Massimo Ferrari – la sua trasformazione imprevedibile fino a pochi anni fa, attraversando vicoli e sguardi per arrivare al cuore di questo rione che è, a sua volta, il cuore pulsante di Napoli, con tutte le sue contraddizioni e quei bagliori imprevisti che filtrano dalle viscere. È questa la vera sfida del documentario: tenere insieme gli opposti, restare fedeli a questa identità unica che è la base stessa, la certezza che ha permesso ai sogni di avverarsi”. E aggiunge: “Non abbiamo subito minacce dalla criminalità, e questo grazie alla politica dei piccoli passi condotta da don Antonio che ha conquistato la fiducia e la credibilità delle persone, quando si offrono risposte occupazionali, non è necessario guardare altrove”.
Nel film anche la voce della giornalista Conchita Sannino, coautrice del progetto, e ovviamente quelle di padre Loffredo, che parla delle donne come del vero motore della sua rivoluzione pacifica: “Ho puntato solo sulle donne per il patto di rinnovamento di questo quartiere, gli uomini in realtà contano poco. Anche nel caso di ragazzi che deviano dalla loro strada la loro unica sicurezza resta la madre”.
Il film, prodotto da SKY Arte, Big Sur e Mad Entertainment e scritto dallo stesso regista con Conchita Sannino, si avvale della fotografia di Blasco Giurato e delle musiche di Enzo Foniciello. E’ realizzato con il sostegno del MiBACT, con il contributo della Regione Campania e con la collaborazione di FCRC.
- Cristiana Paternò
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